Salta al contenuto

Presto disponibile la Crema Powellnux nel nuovo packaging!

Quanti anni hai davvero?

Quanti anni hai davvero?

Come calcolare la differenza tra età biologica e età anagrafica.

E se l’età del nostro organismo fosse diversa da quella che leggiamo sulla carta d’identità?
Come calcolare la propensione all’invecchiamento (ed eventualmente intervenire per rallentare il processo di aging) lo spiega il professor Valerio Sanguigni.

C'è chi si sente sempre 25 anni (pur avendo superato abbondantemente gli anta) e chi invece i suoi anni li avverte proprio tutti sulle spalle. Non sempre l'età anagrafica corrisponde a quella del nostro animo. E a volte l'età anagrafica non corrisponde neanche a quella biologica, che è un ulteriore modo per contare gli anni. Negli ultimi tempi il concetto di età biologica è oggetto di ricerca di molti scienziati e medici perché si ritiene che sia un fattore indicativo per la salute e in particolare per la comparsa o meno di alcune patologie. "Se l'età anagrafica è quella riportata sulla carta d'identità – spiega a Fanpage.it il professor Valerio Sanguigni, cardiologo e studioso di longevità – L'età biologica è quella che invece si calcola su alcuni parametri legati ai processi di invecchiamento, ovvero quelli responsabili di alcune patologie come l'artrosi, l'ipertensione, l'aterosclerosi, oppure malattie degenerative croniche. Ogni età anagrafica correla con un'efficienza dei nostri apparati organici".

Se l'età biologica è diversa da quella anagrafica?
Non è detto che la nostra età anagrafica corrisponda a quella biologica. Sulla carta possiamo avere 40 anni ma biologicamente averne 55 oppure se siamo fortunati 30. Le parole chiave per capire le ragioni di questo possibile divario tra età sono genotipo e fenotipo. "Il genotipo è il patrimonio genetico ereditario – chiarisce Sanguigni – Quello che ci arriva dai nostri genitori, la propensione a sviluppare o a difendersi dalle malattie. Il genotipo incide per il 30% sul processo di aging". Il restante 70% dipende invece dal fenotipo. "Ambiente, stile di vita, attività fisica, alimentazione, stress, buone o cattive abitudini: tutti questi elementi compongono il fenotipo che incide sulla nostra età biologica per una percentuale molto significativa". Ereditare un genotipo negativo è sicuramente una sfortuna, ma con le nostre abitudini abbiamo la possibilità di influenzare il processo di invecchiamento e dargli una direzione diversa da quella che abbiamo ereditato. "Mentre sul genotipo non abbiamo alcuna possibilità di intervento, sul fenotipo, possiamo lavorare. Adottare uno stile di vita salutare, niente fumo, alimentazione corretta possono influenzare le reazioni biologiche cha avvengono all'interno del nostro organismo e che determinano il processo di invecchiamento".

Come calcolare la propria età biologica
Il professor Sanguigni ha messo a punto un algoritmo in grado di calcolare la tendenza ad invecchiare. "Non esiste un metodo standard per stabilire l'età biologica di un individuo. Il mio prevede la raccolta di una goccia di sangue attraverso una puntura sul dito. Il campione viene esaminato attraverso un macchinario che ci dirà la quantità di radicali liberi presenti nel sangue, il livello di stress ossidativo dell'organismo e anche la quantità di difese antiossidanti presenti. A questo esame si affianca un altro test che studia la capacità delle arterie (in particolare del microcircolo) di vasodilatarsi, maggiore è il flusso di sangue, maggiore è la quantità di ossigeno che trasporta, migliore è la condizione dell'organismo. Tutti questi dati vengono poi elaborati attraverso un algoritmo che ci indicherà se l'età anagrafica corrisponde a quella biologica e la tendenza dell'organismo a invecchiare più o meno precocemente". Anche se non esiste un'età giusta per fare questo test, l'ideale potrebbe essere eseguirlo a partire dai 35-40 anni. "Già da giovani si può intervenire e iniziare a difendersi dall'invecchiamento lavorando sul nostro fenotipo". In un recente articolo uscito sul Wall Street Journal sul tema dell'età biologica è riportata la posizione scettica di alcuni scienziati secondo i quali pur avendo a disposizione questo tipo di informazione è una forzatura pensare che potrebbe essere utilizzata per vivere più a lungo. "Il futuro lo prevedono gli stregoni – scherza Sanguigni – Però è vero che abbiamo una serie di dati che dimostrano che chi interviene su questo balance, chi riesce a lavorare sul proprio stile di vita quando si accorge di una discrepanza tra età anagrafica e biologica, può effettivamente prevenire alcune malattie e vivere più a lungo e meglio".